Montagna, diavolo e acquasanta
Alpigrafismi - Un podcast de Andrea Bettega
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I passi, le vette e i paesi di montagna sono costellati da croci, statue votive, toponomastiche e capitelli dedicati a santi e divini protettori. Altrettanti sono anche i nomi demoniaci con cui sono battezzate guglie, massicci e valichi, come il Pizzo del Diavolo sui Sibillini, il Sass de Stria nelle Dolomiti o il Mont Maudit nel complesso del Monte Bianco.Ma come mai nelle terre alte, da tempo immemore c’è tutto questo bisogno di trascendenza e di sacro?C’è sempre stato bisogno di esorcizzare l’elemento naturale e atmosferico, che si contrappone al vivere e prosperare tranquillo dell’essere umano.In letteratura l’ambiente irto e frastagliato di montagna è utilizzato per enfatizzare narrazioni d’orrore, anche nel cinema e nell'arte i cosiddetti "orridi" alpini sono un elemento scenografico che serve a scatenare forti emozioni nello spettatore.Oggi, la ferocia della natura è diventata l'alimento di cui deve cibarsi l'anima per elevarsi: la bellezza di oggi è la bruttezza di ieri, a cui si aggiunge, nel nostro XXI secolo, il senso di fragilità degli ecosistemi. La montagna non è mai così straordinaria come quando sconvolge le nostre categorie, e possiamo dare un nuovo significato alle cosiddette "Cattedrali della terra", trascendendo le credenze tradizionali con uno sguardo contemporaneo ma non per questo meno incantato.